Questo paragrafo non è razzista (almeno per chi capisce la lingua italiana)

I profughi sono clandestini difficilmente integrabili: così viene banalmente riassunto un paragrafo di un sussidiario diffuso in circa duemila copie nelle classi di quinta elementare – nello specifico “Diventa protagonista”, scritto da Berardi, Giorgi e Rubaudo per l’editore Il Capitello. Il passaggio del libro è saltato agli onori della cronaca già da ieri, quando i principali media italiani hanno rimbalzato la notizia giudicando quelle dieci righe pregne di razzismo e intolleranza, che confonde profughi e clandestini. E’ intervenuta addirittura la Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, invitando le case editrici a svolgere la propria attività “con dati verificati, con contenuti oggettivi, con un linguaggio rispettoso. Bisogna fornire alle studentesse e agli studenti strumenti oggettivi, analitici e approfonditi, diversamente si fa cattiva educazione“.

Le testate giornalistiche italiane, nella loro strenua lotta alle fake news, invitano i propri lettori a non cadere nella trappola del populismo e a diffidare dei contenuti non verificati. Fortunatamente in questo caso è necessario solo un buon dizionario per capire di essere di fronte alla loro ennesima crociata contro i mulini a vento, poiché nel paragrafo incriminato non si evince alcun tipo di razzismo ma solo dati di fatto – almeno per chi comprende il significato delle parole in lingua italiana. Il testo recita:

È aumentata la presenza di stranieri provenienti soprattutto dai paesi asiatici e dal Nordafrica. Molti vengono accolti nei centri di assistenza per i profughi e sono clandestini, cioè la loro permanenza in Italia non è autorizzata dalla legge. Nelle nostre città gli immigrati vivono spesso in condizioni precarie: non trovano un lavoro, seppure umile e pesante, né case dignitose. Perciò la loro integrazione è difficile: per motivi economici e sociali, i residenti talvolta li considerano una minaccia per il proprio benessere e manifestano intolleranza nei loro confronti.

Per smontare l’accusa di razzismo occorre a questo punto compiere una semplice analisi semantica del testo.

È aumentata la presenza di stranieri provenienti soprattutto dai paesi asiatici e dal Nordafrica: significa che il fenomeno migratorio verso l’Italia è aumentato, il che è vero soprattutto dopo il 2011 – anno della dipartita di Gheddafi in Libia e l’inizio della guerra civile in Siria, eventi geopolitici che hanno fortemente destabilizzato la situazione in Medio Oriente e nord Africa.

Molti vengono accolti nei centri di assistenza per i profughi e sono clandestini, cioè la loro permanenza in Italia non è autorizzata dalla legge: indica che gli stranieri che sbarcano sulle coste italiane sono per la maggior parte esenti di documenti di identità e che pertanto vengono inseriti in un sistema atto al riconoscimento e all’integrazione attraverso la permanenza nei centri d’accoglienza, ma aggiunge anche che la maggioranza di essi non ottengono lo status di rifugiato politico e che quindi vengono riconosciuti come clandestini – il che, osservando gli ultimi dati riportati dal Ministero dell’Interno, è assolutamente inconfutabile, dal momento che nel settembre 2017 solo il 9% ha ottenuto l’asilo politico.

Nelle nostre città gli immigrati vivono spesso in condizioni precarie: non trovano un lavoro, seppure umile e pesante, né case dignitose: vuol dire che le comunità straniere residenti in Italia (che non sono necessariamente profughi o clandestini) sono in gran parte ghettizzate e costrette a vivere in situazioni di disagio sociale. Anche questo punto è incontestabile: basti ricordare l’eco mediatico a livello nazionale dello sgombero a Roma da parte delle Forze dell’Ordine nei confronti delle famiglie straniere che avevano occupato abusivamente il complesso residenziale di Via Curtatone.

Perciò la loro integrazione è difficile: per motivi economici e sociali, i residenti talvolta li considerano una minaccia per il proprio benessere e manifestano intolleranza nei loro confronti: il passo finale è il più emblematico e significativo, dal momento che trae delle conseguenze concrete possibili in merito alla situazione reale. Non si attacca la bontà dei cittadini stranieri, ma si delinea la probabilità non tanto remota che questa gestione dell’immigrazione possa portare a episodi di razzismo e intolleranza. Come a dire, disagio sociale chiama altro disagio sociale.

Dopo lo scoppio della bufera mediatica l’editore Alessandro Castellano ha dichiarato al Fatto Quotidiano: “Tipica polemica all’italiana. Non c’è scritto che i profughi sono clandestini, ma che molti stranieri vengono accolti nei centri per profughi e sono clandestini. Quelli che arrivano sui barconi non hanno il permesso di soggiorno, no? E mi sembra che siano clandestini. Se abbiamo scritto qualcosa di sbagliato chiederemo a tutti di darci dei suggerimenti per una correzione idonea che possa dare spiegazioni con termini semplici, visto che ci rivolgiamo a bambini delle elementari“.

E’ riscontrabile, dunque, la volontà comunicativa del testo: fotografare il più obiettivamente la realtà, e per farlo occorre utilizzare le giuste parole col loro significato in lingua italiana. Se il governo o i giornali non sopportano determinati vocaboli della nostra lingua, è un altro tipo di problema – di sicuro non degli autori o della casa editrice, né tanto meno dei giovani lettori.

Se è la realtà ad essere razzista – costringendo milioni di persone a fuggire dal proprio Paese per affrontare un lungo e faticoso viaggio in cui potrebbero perdere la vita, venendo in seguito smistati e trattenuti in massa per anni in centri d’accoglienza fatiscenti per poi essere abbandonati dallo Stato senza il sostegno di un vero e proprio percorso di integrazione con la comunità autoctona – il governo e i giornali farebbero bene a riflettere prima di sparare frettolosi giudizi e puntare il dito a caso, parlando di intolleranza a sproposito.

di Giuseppe Comper