Incontro volto a parlare della crisi. Nello specifico si sono confrontati l’economista Antonio Spilimbergo, del FMI, Marco Buti, direttore generale dell’Ecofin della Commissione Europea, e il senatore Paolo Guerrieri.
“Nel 2003-2007 i paesi europei crescevano bene; dopo la crisi, secondo le nostre proiezioni, cresceranno molto meno.» A dirlo è l’economista Antonio Spilimbergo, che durante la seconda giornata del Festival dell’Economia ha presentato il libro “Jobs and Growth: Supporting the European Recovery”.
Il problema da questi individuato risiede nel fatto che la crisi vi sarà sino al 2017, questa è poi causa della disoccupazione che era già presente prima del crollo dell’economia nel 2009.
La crisi, ha sottolineato l’economista, “ha varie cause, non una sola. Per superarla sono necessari diversi tipi di intervento, alcuni immediati, altri più nel medio e lungo termine.”
La soluzione viene data dai relatori e corrisponde a riforme strutturali, consolidamento fiscale e a Politiche macro-economiche ad hoc.
Resta anche il problema del debito che dalle banche “in Irlanda è diventato debito pubblico – nota Spilimbergo, – mentre in Italia il debito pubblico ha avuto una grossa influenza sul sistema bancario nazionale.”
Viene quindi ricordato che i debiti non sono tutti uguali ed è necessario capire a quali debiti è necessario far subito fronte. La vera origine di questo fenomeno però non è stata la crisi, che ha rappresentato solo la miccia. Dagli anni ’90 la produttività europea è cresciuta meno di quella statunitense. Molti paesi europei non si sono adattati ai nuovi sviluppi tecnologici e ai cambiamenti dell’economia globale. I paesi peggiori in termini di produttività hanno sofferto di più durante la crisi, che ha messo a nudo problemi esistenti già prima.
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