IL FESTIVAL DEL BENE COMUNE O UN COMUNE FESTIVAL DEL BENE?

Classi dirigenti, Crescita e Bene comune. Il tema 2014 per il Festival dell’Economia potrebbe essere il nodo centrale attuale, quello che interessa, quello che gli economisti ed i sociologi intendono affrontare per sviscerare e per dipanare la trama del lungo filo che si è inceppato chissà quando e chissà dove, rendendo impossibile un rilancio della speranza e della voglia di risalire la china; ma potrebbe anche essere nulla, se l’attenzione si sposta sulla persona e sulla società e mette in un angolino “il potere” rendendolo solo una piccola parte del complessivo sistema.

Come dire che il bocconiano lo sa, Tito Boeri di certo lo sapeva, o meglio lo aveva intuito, che probabilmente il 1 giugno, peraltro primo giorno estivo, dicono i vari meteo, insieme al caldo sarebbe arrivato a Trento anche Matteo Renzi, ex Sindaco di Firenze, città che unì l’Italia nella lingua, nella metà Trecento, ed ora per il voto, alle Europee 2014.

Lo sapeva che Renzi sarebbe stato presumibilmente anche il vincitore non “silurato” nelle Elezioni Europee oltre che Capo del Governo attuale? Non poteva almeno non pensarlo: e allora, in questo senso, la “Classe dirigente” diventa improvvisamente il perno su cui gira la logica della crescita per il Bene comune.

Tutto a posto e niente in ordine” recitava il titolo di un famoso film italiano del 1974, tutti ci provano a mettersi insieme per uscire dalla crisi, ma la differenza fa la differenza, per citare con un gioco di parole uno dei tanti leit motiv di questo festival, la raccolta differenziata, ad esempio, che tocca in profondità concetti assoluti come la responsabilità sociale del vivere, con rispetto per se stessi, per l’ambiente, per il prossimo.

Torniamo dunque al Festival, dove abbiamo lasciato Matteo Renzi, in procinto di arrivare domani alle 10.00 a Trento. In questo festival si sta parlando molto più del solito di salute e di famiglia, un argomento in contro tendenza? Ebbene no, bensì conseguenziale alla crisi, e non necessariamente per ripiego: nei paesi del nord Europa, ad esempio, dove il reddito pro capite medio è molto più alto che non in Italia, le famiglie hanno un concetto di crescita dei figli molto più tradizionalista che non qui in Italia.

Ridimensionamento? Retorica? No, niente retorica e niente ridimensionamento, si tratta di prevedibilità. Sembra proprio che ci sia un filo “arancione” che lega con una certa logica ciò che accade in politica a ciò che accade in economia.

Ma l’ottimismo festivaliero non deve mancare, anche se siamo in un paese in cui il politico è in balìa non solo di se stesso, ma anche del brutto affare delle nomine dei quadri e dei dirigenti, il pegno che lega a un doppio filo la politica all’economia, come nei più corrotti paesi in via di sviluppo. Ed eccolo il famoso inghippo, siamo ancora fermi qua.

Mentre quadri e dirigenti si trovano a dipendere dalla quotidianità, fatta di quello che nella più serena ottica sarebbe il “bene comune”, cioè il “quid” che lega alla realtà di tutti i giorni, viceversa la realtà stessa fa fare i conti con le persone e con la società.

Ebbene no, Beppe Grillo non sarebbe potuto “crescere” in questo contesto, perché il Movimento 5 Stelle una classe dirigente di riferimento non ce l’ha. La base non ce l’ha. Un obiettivo comune non ce l’ha.

Ebbene sì, non poteva che esserci Matteo Renzi, domani, ed ecco che il Festival dell’Economia 2014 fila dritto come un treno verso il tema centrale di tutta la kermesse: il sistema elettorale, la scelta della classe dirigente, le conoscenze, internet e per finire i mass media e gli interessi delle lobby.

Ma non c’era anche il bene comune? Ma sì, un momento, forse ci siamo confusi, è evidente che tutto ciò è stato fatto per raggiungere questo obiettivo, pensereste mai che un politico potesse dire un giorno che il suo piano per l’Italia è stato elaborato al fine di dare la maggior sofferenza e tribolazione al popolo? Ma no, chiaro che il bene comune è lo scopo finale di tutto questo laborioso macchinare per ottenere una crescita.

Noi siamo buoni – dicono loro – quasi democristiani – hanno pensato altri.” Ma allora è per questo che Matteo Renzi piace.

Tuttavia, concediamoci cortesemente all’ironia: “Il Partito Democratico pare che stia gradualmente scemando il suo reduce aggettivo, ovvero .. democratico .. quindi, dopo aver perso sociale, dopo aver perso italiano, dopo aver perso cristiano .. non potrà che perdere il connotato “democratico”, in questa crasi politica, e sarà un nuovo inizio .. di partito, è evidente.”

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