I “Sapori d’Italia” sono tornati in Piazza Fiera a Trento, oggi e domani, giorno in cui la manifestazione chiude i battenti. Gli stand che hanno preso spazio nella piazza cittadina presentano i prodotti italiani: dalla Sicilia, dalla Sardegna e dalla Liguria, ma nessuno ne parla. Troppi sapori che hanno fatto il giro del mondo o sotto a questo silenzio che permane da tempo per le iniziative in città, si nascondono motivi di marketing legati agli interessi della Promozione del territorio locale? Un dubbio sorge.
Di fronte all’enorme pubblicità che viene fatta per altri tipi di eventi che presentano gastronomia, come i Mercatini natalizi o i l’Autunno Trentino, lodevoli iniziative ma non le uniche, per le iniziative commerciali che si tengono nella piazza non esiste un Team organizzato che ne elabori la promozione. Tant’è che questo finto automatismo di trovare il mercato in Piazza Fiera per stupire il turista, crea più danni che vantaggi. Tutto da imparare dal punto di vista della comunicazione. Il calendario delle fiere, lo sappiamo, lo leggono solo i mercanti, per la gente che viaggia serve informare in modo diverso, ormai viviamo nella società della comunicazione immediata, restare indietro è sempre un danno.
Quindi, nessuno ne sa nulla: le fiere si susseguono e intanto per chi non vive vicino al centro tutto ciò diventa normale, una piazza delle fiere, come era un tempo, ma senza dirlo a nessuno, trentinismo? Oppure opportunismo, per evidenziare la meritorietà delle iniziative, peraltro costosissime, di matrice locale?
Tornando alla fiera: dai salumi ai formaggi, dai dolci all’artigianato, anche della maglieria e tantissime spezie, una occasione unica per acquistare prodotti italiani sfusi e freschi, da mettere in barattolo al posto delle spezie e dei formaggi che si comprano poi, sempre da “fuori” trentino, se il problema fosse la regionalità, ma al supermercato.
I prezzi: dipende dai punti di vista, il prodotto regionale varia molto di prezzo, costano parecchio le leccornie e i dolciumi, su cui viene applicato il prezzo da fiera, per il consumo diretto, mentre per i prodotti conservabili a lungo le cifre sono sul range di un buon negozio o di una buona salumeria, non troppo e neanche così poco da sospettare che i prodotti non siano pregati.
Chiude dunque questa estate di eventi la manifestazione dei “Sapori d’Italia” che oggi non era molto partecipata, coincidentemente con una delle pochissime giornate di sole che il Trentino ha “dosato” con il contagoccia durante tutti i tre mesi estivi. Domani sarà la giornata conclusiva, poi tutti a casa, come dicono i mercanti: “Siamo venuti organizzandoci da soli, l’Italia è tutta, compresa le isole” con una frecciatina che punta dritta dritta alla dimenticanza della Sicilia e della Sardegna (o forse in generale del sud) quando si parla di commercio.
E’ una buona occasione per fare un paio di riflessioni su quanto sta accadendo di gravissimo in Italia, in questi ultimi 10 anni circa. A livello commerciale nazionale (di mercato) compriamo per la grande distribuzione migliaia di tonnellate di prodotti di importazione, in parte europei, dovuti alle quote di mercato, ma anche fuori dalla comunità europea, cambiando il senso della cucina locale, ma specialmente causando esuberi per allevatori e coltivatori, che devono “buttare” i loro prodotti che non si piazzano sul mercato.
Per queste due categorie di lavoratori agricoli del sud Italia, proprio in questi mesi, si sono aperte indagini a livello internazionale relative al problema dell’usura sui prestiti, ovvero il meccanismo per cui agricoltori e allevatori sono tagliati fuori dal mercato al fine di indebitarli e di acquisire i terreni e le aziende per farne cosa? Per rivenderli a prezzo quadruplicato e intascare il guadagno spartendolo come profitto di usura, la mafia cambia le sue strategie e arriva comunque a gestire dei netti impensabili.
Un lavoro? Nelle fiere sono metà i dipendenti delle aziende che provengono da fuori Italia, persone che pur non essendo italiani sono impiegati per seguire le fiere vendendo il prodotto italiano, agricolo, di pasticceria, artigianale, perché in fiera si guadagna meno che in negozio, o comunque sempre molto poco, e la vita da fiera è interessante, ma molto dura. Imprenditori giovanissimi invece, gli italiani, quindi evidentemente neanche uscire in fiera interessa più agli italiani, ma allora come mai tutte queste contraddizioni? Insomma, un salto in piazza di Fiera se avete occasione fatelo, si trovano dei prodotti gustosi e della gente cordiale e simpatica. Fino a domani, poi: tutto finito.
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