Don Daniele Morandini (originario della valle di Fiemme) era arrivato a Borgo Valsugana nel 2014 e proveniva dalla parrocchia di Aldeno dove aveva lasciato un buon ricordo a tutti i fedeli. La notizia è stata comunicata l’altra sera dal vicario del vescovo don Marco Saiani, mentre ieri mattina la Curia ha diffuso un breve comunicato: “Venuto a conoscenza di comportamenti moralmente inaccettabili e incompatibili con l’esercizio del ministero sacerdotale e pastorale, l’arcivescovo di Trento, Lauro Tisi, ha allontanato dalle parrocchie di Borgo, Castelnuovo e Olle il parroco don Daniele Morandini. Quest’ultimo, assumendosi le sue responsabilità, ha già provveduto a lasciare le comunità” si legge nella nota.
Un parroco che sicuramente univa e che avvicinava le persone non solo fra loro, ma anche alla chiesa. In merito al celibato dei sacerdoti, Giovanni Paolo II elencò in varie occasioni una serie di motivi perché un sacerdote dovrebbe essere celibe e uno di questi è quello di poter dedicare maggior tempo alla parrocchia e alla comunità. Ma questo principio è giusto ancoraggi, in un presente in cui la comunità parrocchiale non ha più la stessa importanza che poteva avere un secolo fa? Dunque bisogna riflettere se vale davvero la pena mettere sulla graticola un parroco colpevole solo di amare una donna in una società che lascia sempre di più un ruolo marginale all’importanza della Chiesa e delle sue istituzioni?