Il presidente siriano Bashar al Assad ha sottolineato nuovamente la necessità di mantenere una stretta ”cooperazione”con l’Iran per ”combattere” l’estremismo e il terrorismo nella regione comprendente i due stati. In questi giorni fonti delle organizzazioni siriane per la difesa dei diritti umani, hanno reso note agghiaccianti cifre: almeno 3.300 persone hanno perso la vita nei combattimenti, negli attentati e nelle esecuzioni dall’inizio degli scontri fra le milizie ribelli siriane e il gruppo Tokfiri dell’Esercito islamico in Iraq e nel Levante, nel gennaio scorso.
L’Ondus stima un computo totale delle vittime che ammonterebbe a 281,924 civili, 1.395 membri di gruppi ribelli e 700 caduti dei quali risulta impossibile stabilire l’appartenenza, perché i diversi gruppi cercano di nascondere il numero reale dei loro caduti. Nonostante l’elevata stima di caduti continuano gli attacchi: il regime di Damasco guadagna terreno, nei scorsi giorni gli uomini di Assad hanno provocato la morte di 175 ribelli. L’attacco dei lealisti ha causato la morte di combattenti provenienti dall’Arabia Saudita, dal Quatar e dalla Cecenia. La Cecenia che, con 14.000 guerriglieri, si è mostrata al primo posto tra i paesi ‘esportatori’ di mercenari in Siria: 3.671 i militanti ceceni uccisi dall’inizio del conflitto, 1.397 i ceceni che mancano all’appello. Arrivano, in questo clima, le parole di Assad. Il premier siriano, ricevendo a Damasco Alaeddin Borujerdi, presidente della Commissione Esteri e Sicurezza nazionale del Parlamento iraniano, ha ribadito la fondamentale importanza di una collaborazione tra i due regimi contro il terrorismo crescente nella regione. Il termine ”terrorismo” è usato dal regime di Assad per indicare anche tutti i ribelli armati nel paese.
Come riportato dall’ ANSA, Assad ha posto l’accento in modo particolare sulla necessità di unificare le posizioni contro il pensiero Wahabita che ”pone la più grande minaccia ai paesi del Medio Oriente”. La dottrina Wahabita, che trova fonte di ispirazione nel sunnismo, è dottrina fondamentale in Arabia Saudita, rivale dell’Iran sciita in Medio Oriente e schierata in Siria con i ribelli che si battono quotidianamente contro il regime. Continua la collaborazione tra Siria ed Iran dopo che, il governo di Teheran si era proposto come tramite nella difficile situazione tra Siria ed USA sulla questione delle armi chimiche, sollecitando gli Stati Uniti ad evitare un attacco diretto su suolo siriano. Teheran che, dopo essere finita sotto la lente di ingrandimento dell’occidente per le questioni relative alle armi nucleari, non è stata ammessa alle negoziazioni aperte riguardo la pace in Siria. L’invito è stato revocato personalmente dal segretario dell’ONU Ban Ki-Moon.
Natali Prodan
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