Il 7 aprile di 39 anni fa il Teorema Calogero, giudice del partito comunista, fissava per la legge e per la storia il collegamento tra Brigate Rosse e i movimenti Autonomia Operaia e, prima ancora, Potere Operaio da cui sarebbero state originate. Il metodo classico della rivelazioni bolsceviche. In questa maniera, basandosi su dati reali ma facendo bene attenzione a farne sparire ben altri, le BR diventavano frutto di un estremismo infantile e paranoico e il Pci appariva come la diga della legge che le avrebbe sconfitte. Parimenti le relazioni internazionali ambigue e inquietanti venivano rappresentate come intese a fermare la marcia del Pci verso il governo quando invece, perlomeno in buona misura, lo scopo perseguito – in particolare dalla Cia – era precisamente opposto. Il Teorema Calogero fu paradigmatico ma al tempo stesso schematico. Siamo nel medesimo format per il quale la Rivoluzione Bolscevica, finanziata e armata dal capitalismo, venne rappresentata come anicapitalista. Lo stesso format per il quale gli aggressori della Seconda Guerra Mondiale vennero rappresentati come aggrediti. Lo stesso format per il quale gli stragisti diventavano neri anche quando improvvidamente saltavano in aria, per manovre sbagliate, militanti rossi, editori rivoluzionari e partigiani comunisti. Gli autonomi ebbero un esito analogo a quello del capo operaista Negrin durante la Guerra di Spagna, rapito, torturato e ucciso dai bolscevichi insieme ai quali aveva iniziato la lotta armata.
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