Il caso dei Google Glass è l’emblema di come il mondo della tecnologia sia caratterizzato da una frenetica volubilità, per la quale quello che oggi è l’avanguardia già da domani rischia di non esserlo più.
Era solo la metà del 2014, infatti, quando Google, con il lancio sul mercato statunitense, ipotizzava addirittura di rivoluzionare la vita a coloro che fossero stati disposti a sborsare i circa 1500 dollari necessari per l’acquisto dei propri Google Glass. Dall’estate dello stesso anno i tecnologici occhiali sarebbero stati disponibili anche in Gran Bretagna e, poco dopo, nell’intera Europa.
Ma le aspettative sono andate ampiamente disattese.
È di questi giorni, infatti, la notizia che gli account Twitter ed Instagram dei Google Glass sono stati cancellati, decretando così ufficialmente la “morte” di un prodotto che, in effetti, non era mai riuscito ad imporsi sul mercato.
Eppure l’ormai ex fiore all’occhiello del colosso californiano aveva tentato di mantenere l’estenuante ritmo dell’evoluzione tecnologica garantendo la costante implementazione delle proprie funzionalità, grazie anche alla collaborazione con sviluppatori terzi rispetto a quelli della stessa Google.
La multinazionale, inoltre, aveva firmato nel marzo del 2014 un accordo con l’italiana Luxottica per impiantare l’intelligenza artificiale sulle famosissime montature Oakley e Ray-Ban.
Evidentemente, nemmeno l’attenzione al look dei propri clienti è risultata sufficiente.
Eppure la possibilità di indossare un paio di occhiali dotati di una lente in grado di proiettare direttamente nell’occhio immagini HD, come se ci si trovasse a 2 metri da uno schermo di 25 pollici, sarebbe stata sicuramente tanto stuzzicante quanto quella di poter farli interagire col proprio smartphone tramite tecnologia Bluetooth.
Sarebbe stato possibile inoltre navigare online, avviare videoconferenze e rendere partecipi i propri amici di ciò che si sta osservando in quell’istante, tradurre testi in varie lingue, ottenere indicazioni stradali grazie a Google Maps, telefonare, leggere ed inviare sms e condividere il tutto sui social.
Ma, a fronte di tanta potenzialità ormai cestinata, l’utilizzo del condizionale è d’obbligo.
Le prime avvisaglie di quello che sarebbe stato un vero flop si erano avute già quando era stata resa nota la possibilità di scattare foto e girare video unitamente a quella, soltanto ipotizzata e mai resa effettiva, di identificare le persone tramite il riconoscimento facciale.
Le prime critiche al prodotto erano giunte proprio da quegli Stati Uniti che avrebbero dovuto rappresentarne la rampa di lancio commerciale.
Secondo nientemeno che i membri del Congresso degli Stati Uniti, infatti, poter compiere queste azioni semplicemente sfiorando il discreto touchpad sul lato destro della montatura, oppure sussurrando poche parole nel piccolo microfono integrato per il comando vocale, avrebbe costituito un potenziale rischio per la privacy delle inconsapevoli persone attenzionate.
Recentemente è ventilata l’ipotesi di una ripresa del progetto da parte di Google, ferito nell’orgoglio e nel portafogli, che sarebbe intenzionato ad ideare una seconda versione dei propri occhiali.
Fatto sta che la recente cancellazione degli account social dei Google Glass rappresenta la certificazione ufficiale di quello che, allo stato attuale delle cose, non può essere un arrivederci, ma soltanto un addio.